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:: Hogs - Fingerprints - (Red Cat Records / 7Hard - 2018) Dopo due anni da “Hogs in fishnets”, arriva il nuovo lavoro targato Hogs, “Fingerprints”, un lavoro di puro rock’n roll, con brani immediati e diretti. Premessa, ho ascoltato il disco (e non una sola volta) in auto; ebbene, si fa apprezzare come sottofondo per piccoli e/o brevi viaggi… e perché no, anche come sottofondo in una serata al pub (dal vivo, però!). “Fingerprints” ha un’anima hard rock, con qualche pennellata di prog e funk; ma è il rock’n’roll a contaminare l’atmosfera ed il sound del quartetto toscano (di Firenze, se non erro!). Strutturalmente, è un album semplice e diretto, con un sound mai troppo aggressivo e influssi del rock radiofonico (non per forza commerciali); un brano rock diretto e d’effetto, simbolo di questo nuovo lavoro, è “Stinking Like a Dog”… mentre “Jewish Vagabond” è un episodio più elaborato, che richiama il rock degli anni ’70… Già, brani semplici o brani elaborati; se vogliamo parlare dei giovanotti, sintetizzo un po’ delle collaborazioni più “blasonate”: il chitarrista Francesco Bottai è turnista per Irene Grandi e per gli storici Articolo 31, il batterista Pino Gulli suona per i Dharma e per gli Anhima, mentre il bassista Luca Cantasano è dal 2010 con i Diaframma. Tutto sommato, questo è un disco che non segue mode, il cui sound è un crocevia tra il vecchio rock e quello degli anni ’90; il disco, ripeto, non sarà commerciale… ma si fa ascoltare con piacere. Altro? Per adesso no! Chissà, un lavoro più maturo e più personale, con un po’ di creatività in più, non guasterebbe in futuro. Vi lascio con le parole dell’etichetta toscana: “Diciamo che sono una rock band anni ’70, nata negli ’90, con un cantante molto freak – figlio illegittimo dei suoi tempi”.
Voto: 6,5/10
Giovanni Clemente
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